Regole di vita sempre attuali: “Quello che i ragazzi dovrebbero imparare a scuola ma non fanno”.


scritta da , Febbraio 23, 2013
Some rules kids won't learn in school

Some rules kids won't learn in school

 

A QUESTO LINK, troverete 14 regole che furono scritte da Charles J. Sykes per una sua trasmissione radiofonica e che diventarono poi un libro molto famoso.

Some rules kids won't learn in school Text By Charles J. Sykes
Printed in San Diego Union Tribune September 19, 1996

 

Si tratta di 14 regole che i ragazzi dovrebbero imparare a scuola ma non fanno.

Queste 14 regole piene di buon senso, furono pubblicate  in un editoriale del “San Diego Union Tribune” nel 1996 e non si capisce per quale motivo poi, furono attribuite a Bill Gates diventando famose e facendo il giro del mondo.

Non sono di Bill Gates, non sono 11 ma sono regole interessanti che vale la pena di condividere.

Al link trovate la versione integrale in inglese e di seguito un estratto in italiano.

  • Regola n° 1
    La vita è ingiusta. Fattene una ragione. I teen-ager, in media, usano la frase: “Non è giusto” 8.6 volte al giorno. L’hai copiata dai tuoi genitori, che la hanno ripetuta così spesso che hai deciso che la loro deve essere stata la generazione più idealista di sempre. In realtà è quando hanno cominciato a sentirla dai loro stessi figli, che i tuoi hanno realizzato cosa significasse la frase della regola n° 1.

 

  • Regola n° 2
    Al mondo non interesse la tua autostima come invece avviene a scuola. Il mondo si aspetta che tu abbia combinato qualcosa prima di sentirti bene con te stesso. Potrebbe essere uno shock per te. Molto spesso, quando l’autostima è esagerata e non corrisponde alla realtà, i bambini si lamentano dicendo “Non è giusto”. (Vedere regola 1)

 

  • Regola n° 3
    Ci dispiace ma non guadagnerai  40.000 $ (*) l’anno alla fine della scuola superiore.  Non sarai Vicepresidente e non avrai neppure sofisticate tecnologie sulla tua macchina. Peggio: potresti persino dover indossare un’uniforme senza nessuna marca.

    * si parlava di quindici anni fa

 

  • Regola n° 4
    Se pensi che il tuo insegnante sia esageratamente severo, aspetta di avere un capo. Lui non ha un incarico permanente e così tende ad essere un po’ spigoloso. Quando sbagli, non ti chiede come ti senti a riguardo.

 

  • Regola n° 5
    Girare hamburger in un fast-food, non lede la tua dignità. I tuoi nonni avevano una definizione diversa per definire il ‘girare hamburger’: la chiamavano opportunità. E non si sentivano neppure imbarazzati dal salario minimo, piuttosto sarebbero stati in imbarazzo a star seduti a parlare di rock-star per tutto il week-end.

 

  • Regola n° 6
    Non è colpa dei tuoi genitori. Se sbagli sei tu il responsabile: è il rovescio della medaglia di “E’ la mia vita”, “Tu non sei il mio capo” e di altre dichiarazioni eloquenti della tua generazione. Quando compirai 18 anni, saranno affari tuoi. Non piangerti addosso o farai la figura dell’egoista viziato.

 

  • Regola n° 7
    Prima che tu nascessi i tuoi genitori non erano così noiosi come sembrano ora. Sono diventati così a furia di pagare le bollette, pulire la tua stanza e ascoltarti quando racconti quanto sei idealista. E a tale proposito, prima di
    di andare a salvare la foresta pluviale da quei parassiti succhia-sangue dei tuoi genitori, prova a disinfestare l’armadio nella tua camera da letto.

 

  • Regola n° 8
    La tua scuola può essersi sbarazzata di vincitori e vinti. La vita non l’ha fatto. In alcune scuole, ti daranno tutte le possibilità che vuoi, per arrivare alla risposta giusta. Sono state abolite le insufficienze e anche le bocciature per non ferire i sentimenti di nessuno. Lo sforzo è così importante quanto il risultato. Questo però, non mostrala minima somiglianza con la vita reale. (Vedi la regola n°1, la regola n°2 e la regola n°4).

 

  • Regola n° 9
    La vita non è divisa in semestri e non c’è l’intera estate di vacanza. E non ci sono nemmeno le vacanze di Pasqua. Loro si aspettano che tu sua presente tutti i giorni, per otto ore al giorno. Non si ricomincia una nuova vita ogni 10 settimane. Si va solo avanti e avanti. Mentre sarai lì, veramente pochi lavori mireranno a darti la possibiltà di esprimerti o di trovare te stesso. Meno ancora a portarti all’auto-realizzazione. (Vedi regola n° 1 e la regola n° 2.)

 

  • Regola n° 10
    La televisione non è la vita reale. La tua vita non è un telefilm. I tuoi problemi non potranno essere risolti tutti in 30 minuti, senza contare il tempo per la pubblicità. Nella vita reale in effetti, le persone devono uscire dal bar per andare al lavoro. Inoltre, i tuoi amici non saranno nè vivaci nè flessibili come lo è Jennifer Aniston.

 

  • Regola n° 11
    Sii gentile con i “nerd”. Ci sono altissime probabilità che tu possa lavorare per loro.

 

  • Regola n° 12
    Il fumo non ti fa sembrare certo più figo. Ti fa sembrare stupido piuttosto. La prossima volta che sei in giro, prova a guardare un undicenne con una cicca in bocca: è esattamente come sembri tu, a chiunque abbia superato i vent’anni. Lo stesso vale quando tu dici che ti serve per “esprimere me stesso” riferendoti ai tuoi capelli viola o al piercing.

 

  • Regola n° 13
    Non sei immortale. (Vedi regola n° 12.) Se hai l’impressione che vivere velocemente, morire giovani e lasciare un bel cadavere sia romantico, ovviamente non hai ancora visto uno dei tuoi coetanei a temperatura controllata.

 

  • Regola n° 14
    Goditi tutto questo finchè potete. Certo i genitori sono rompiscatole, la scuola è una rottura di scatole e la vita è deprimente. Ma un giorno ti renderai conto com’era bello essere adolescente. Forse per non perdere tempo, potresti cominciare ad apprezzarlo sin d’ora.

 

Con la crisi che tutto il mondo sta vivendo, questi consigli diventano attuali anche se furono scritti oltre quindici anni fa: ragazzi, rimboccatevi le maniche e siate forti!

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Charles J. Sykes è un ricercatore del Wisconsin Policy Research Institute, autore del libro che non è mai stato tradotto in italiano:

Dumbing Down Our Kids: Why American Children Feel Good about Themselves, but Can’t Read, Write, or Add
Il titolo cita così:
“Rincretinendo i nostri figli: perchè i bambini americani stanno bene con se stessi ma non sanno leggere, scrivere o far di conto.”